Continua il rialzo dei prezzi del carburante, Fulvi: “Non solo la guerra anche grande speculazione”

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A ‘Nero su Bianco’ (Umbria + TV) una puntata dedicata al caro carburante, ospiti in studio Vittorio Fulvi presidente Fai, Aldo Tracchegiani presidente di Italia al Centro, Giulio Guglielmi vicepresidente gestione impianti Umbria e Alessandro Petruzzi vicepresidente Federconsumatori

Salari che non aumentano e prezzi al consumo alle stelle, in Umbria si corre alla ricerca del gestore meno caro. Nella puntata di Nero su Bianco un servizio ha mostrato come prendendo in analisi 431 gestori di pompe in Umbria, ci sia un divario incredibile tra distributore e distributore, andando a raggiungere picchi di 2,79 al litro per la benzina e 2, 029 per il diesel. I gestori sono disperati, vedendosi diminuire le vendite a causa dell’aumento del carburante; esattamente come i consumatori subiscono le scelte dei prezzi delle compagnie petrolifere ed entro fine giugno c’è da aspettarsi effetti pesanti sui prezzi al dettaglio e sui cittadini.

Il vicepresidente dei gestori di impianti Umbria, Giulio Guglielmi, sottolinea che gli aumenti non sono da attribuire solo agli effetti della guerra in Ucraina e dichiara:

“Ci sono altri fattori influenti, come la scarsità del prodotto. Da poco l’Opec ha rivelato di voler aumentare la produzione dei barili. Più c’è richiesta di prodotto e più si alza il prezzo”.

Rispetto al 2021 si spende il 20 per cento in più per la benzina e il 26 per cento in più per il diesel. Il settore degli autotrasportatori è chiaramente quello messo più in crisi, dove il carburante costa 2.500 euro in più ogni mese.

Per il settore degli autotrasporti diventa sempre più difficile far quadrare i bilanci, il presidente degli autotrasportatori dell’Umbria Vittorio Fulvi parla addirittura di cifre ben superiori rispetto a quanto si è dichiarato negli ultimi tempi in fatto di costi carburante ogni mese.

“Dall’ultimo rilevamento parliamo di cifre superiori, sono mesi che stiamo subendo questi rincari, dichiara il presidente della Fai ed il carburante non è l’unico ad aumentare. Inoltre, non è tutto legato alla guerra, dietro c’è grande speculazione. I prezzi sono tutti rialzati. Bisogna far uscire i mezzi e far quadrare i bilanci, siamo in difficoltà.  Non facendo uscire mezzi si creerebbero problemi per tutta la catena distributiva. A questo la politica deve pensare. Il settore soffre, abbiamo problemi anche con il personale dipendente. A questo proposito noi della Fai ci siamo mossi e abbiamo ottenuto un contributo da parte del governo sugli onerosi costi per l’acquisizione della patente di guida. Ad ottobre abbiamo manifestato a Lidarno, volevamo sensibilizzare l’opinione pubblica. Qualcosa si è mosso, a livello nazionale sono state avanzate delle proposte e il governo ha messo a disposizione risorse, ma non sono ancora sufficienti per contenere i costi subiti. Si spera che con il dialogo e con il confronto si riesca a raggiungere un risultato”.

Come se non bastasse, le tasse e le accise non tendono a diminuire. Il presedente regionale di Italia al Centro Aldo Tracchegiani spiega come togliendo o diminuendo le accise potremmo trovarci ad avere addirittura prezzi inferiori rispetto agli altri paesi europei.

“A livello europeo siamo coloro che hanno diesel e benzina più caro ma se togliamo le accise saremmo 5 o 6 centesimi inferiori. C’è molta incertezza sul futuro, con la guerra dovremmo forse cominciare a riscoprire le centrali a carbone ed inoltre bisognerebbe pensare di ritornare al nucleare. La Slovenia e la Francia hanno decine di centrali, e sono quasi autosufficienti. Sono solidale agli autotrasportatori, il nostro partito è con loro, qualsiasi battaglia vorranno intraprendere”.

Anche le associazioni dei consumatori stanno tentando di fare la loro parte, anche se dalla politica non arrivano grandi risposte, o meglio, risultati.

Il vicepresidente della Federconsumatori Alessandro Petruzzi sottolinea come le associazioni cerchino di fare un monitoraggio costante del mercato e dichiara:

“Sulle accise abbiamo consegnato una raccolta firme che chiedeva la modifica di questo medievale sistema di tassazione. Tutte le forze politiche avevano garantito che le avrebbero tolte. I numeri sulle votazioni però dicono altro e le accise restano”.