Attenzione: Qualcuno vuol guadagnare troppo! Così saranno guai

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PAOLO UGGE' CONFCOMMERCIO

IL PUNTO

di Paolo Uggè

Tengo a precisare nuovamente che, all’interno di questa rubrica, esprimo dei pensieri personali, che non possono essere minimamente assunti come posizioni ufficiali della federazione. Tuttavia, ricevo quotidianamente i messaggi di tante persone e, non essendo solito sottrarmi al confronto, non posso e non voglio esimermi dall’esternare le mie opinioni. Oggi mi soffermerò su quattro aspetti. Credo che sia d’obbligo innanzitutto qualche riflessione sulla diffusione del virus. Non più tardi di due anni fa, illustri esperti sostenevano che, con l’arrivo della bella stagione, la circolazione del Covid sarebbe calata in modo significativo. Ed infatti così avvenne. Quest’anno, invece, stiamo assistendo al fenomeno opposto. Il virus, anche se meno letale, è in rapida diffusione, almeno così sostengono i dati. Ecco allora che la teoria delle varianti consente di fornire spiegazioni alla gente, che tuttavia inizia a porre qualche domanda circa la reale credibilità di questi “esperti” (ricordo nel passato chi sosteneva l’utilizzo delle mascherine ed oggi sostiene tesi opposte). Non vorrei che questo fosse un tentativo per poter consumare le restanti dosi di vaccino in scadenza, oppure per avviare una nuova campagna di vaccinazione in autunno. Comunque, come direbbe qualcuno, una domanda sorge spontanea: non è dietro tutte queste scelte ci sono, come al solito, i profitti di qualche gruppo finanziario? La seconda riflessione corre l’obbligo indirizzarla al “remake tour”, dal chiaro sapore propagandistico, che il Ministero della Mobilità Sostenibile ha messo in campo per predisporre un nuovo piano della logistica. È ormai il 4° piano che viene realizzato, l’ultimo dei quali, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dopo l’approvazione del Cipe, risale al 2006. Naturalmente gli Esecutivi delle legislature successive 2006/2008 e 2008-2011 provarono, senza in alcun modo ottenere neppure un’approvazione ufficiale, a realizzarne altri. Oggi, al termine di questa legislatura, si prova a metterne in cantiere un altro che quasi sicuramente non vedrà la luce. Personalmente credo che, dovendo fare ancora i conti con le conseguenze della pandemia e con una guerra in corso, forse l’attenzione avrebbe dovuto concentrarsi di più sul PNRR e sulla realizzazione di quanto già avviato. Ma soprattutto, sarebbe stato auspicabile che si fosse spesa un po’ più di attenzione a considerare i rischi che le decisioni il FIt for 55 produrranno sulle nostre attività di trasporto, decisioni alle quali hanno contribuito, è doloroso constatarlo, anche alcune forze politiche nazionali. Le infrastrutture, la funzionalità dei porti e le limitazioni alla libera circolazione delle merci sono temi che si devono affrontare con la conoscenza concreta e reale della loro portata. Il nostro Paese è da troppo tempo ostacolato dalle decisioni dell’Austria che, in nome di un ecologismo di facciata che cela in realtà ragioni economiche, rallenta l’uscita delle merci prodotte e trasformate in Italia. Alcune federazioni – Conftrasporto, Anita e Fedit – hanno anche intentato un’azione legale nei confronti della Presidente della Commissione Europea, ma i tempi previsti per la sua conclusione sono ovviamente lunghi. Occorrerebbe agire a livello politico e lo si potrebbe fare. Il Governo italiano si è invece limitato a scrivere delle lettere anodine che non hanno sortito alcun effetto. Eppure, in gioco vi è il principio fondante dell’Unione Europea ossia la libertà di circolazione delle merci e delle persone. A questo si aggiungono le amministrazioni locali che, per fare cassa, attuano una politica assolutamente arbitraria per quanto riguarda il sanzionamento delle infrazioni dei mezzi pesanti. La misura è ormai quasi colma, ma il Governo non se ne avvede e intende invece incrementare il loro potere a detrimento delle attività di trasporto. A questo proposito si consideri che una recente sentenza del tribunale di Como riconosce in capo agli Enti locali la responsabilità dei danni economici causati alle imprese di trasporto dalla negligenza nella manutenzione delle infrastrutture di loro competenza. Pur riconoscendo la complessità del momento storico attuale, l’impressione è che il Paese non abbia una linea d’azione chiara se non quella, ben tutelata dal presidente Draghi, di ottenere dall’Europa risorse che comunque dovranno essere in gran parte rimborsate negli anni a venire. Anche questa non è una novità. Scaricare sulle future generazioni e sulle singole persone o piccoli operatori (la gran parte di imprese strutturate delocalizzano) oneri derivanti da scelte fatte da esecutivi precedenti è un modus operandi da tempo in uso nel nostro Paese. Mi verrebbe da iniziare la trattazione dell’argomento odierno con un detto ambrosiano che dice: “chi grida di più porta a casa la mucca”. I taxisti stanno protestando per reintrodurre tutele che l’Esecutivo voleva sopprimere. In questo caso, non c’è stato alcun diktat da parte dell’Unione Europea. Lo stesso destino, inoltre, toccherà anche ai Noleggiatori. Personalmente ritengo che la soluzione che i leader dei taxisti romani hanno individuato con la piattaforma gestita da Uber, sia da sviluppare e applicare anche in altri contesti. Il messaggio che tuttavia si sta affermando mediaticamente è che solo manifestando si riesca ad ottenere l’attenzione della politica. Questo preoccupa, in quanto siamo in presenza di una forma di imbarbarimento che è possibile si estenda ad altre realtà, come il mondo del trasporto pesante. È compatibile con il principio democratico di un sistema a base democratica questo modo di comportarsi? Temo proprio di no! Ma ritengo che se non prevarrà il buon senso, quello che vediamo succedere in questi giorni è solo una tiepida anticipazione di quanto è destinato ad avvenire in un futuro prossimo.